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Si attraversavano vissuti personali,racconti, emozioni, sofferenze umane raccontate dai protagonisti. Ma si cercavano anche risposte, progetti, idee. Sono partito carico della mia Palermo, dei miei quartieri, della violenza sui giovani, sulle donne, della violenza vissuta e agita in famiglia.
Mi sono convinto che i convegni sulla famiglia DEVONO organizzarli le ‘famiglie’ , che per immediatezza e capacità di linguaggio, toccano il cuore e la mente. Chiara ci ha accompagnati in questo viaggio, da buon pedagogista, facendoci attraversare un ponte verso noi stessi, verso la nostra famiglia … Io continuo il mio viaggio, ma con un poco di calore in più nel cuore. ‘ L’interscambio è avvenuto, perché ci siamo sintonizzati, tutti, su una comunicazione totale. Quando questo avviene non fa differenza chi parla, chi canta, chi interpreta un testo narrativo, chi ascolta, assiste, elabora.
Abbiamo toccato la realtà che sperimenta in famiglia ognuno di noi, relatori e partecipanti, presenti senza maschere. I racconti, le letture, le brevi comunicazioni artistiche che abbiamo elaborato dal vivo sul tema della ricerca dell’Amore totale, ci hanno trasportati in mondi simbolici universali. Le evocazioni poetiche del racconto L’Albero che torna a fiorire, di Hyemeyhosts Storm, ci hanno ricordato che intuitivamente già conosciamo uno spazio di integrazione armonica tra le parti di noi. Il racconto eroico di Tristano ed Isotta ci ha permesso di oggettivare il senso innato di drammaticità che accompagna i nostri innamoramenti e le nostre separazioni .
Le canzoni ci hanno fatto viaggiare in profondità, su onde di suono e ritmo che hanno parlato a parti di noi aperte al SENSO DI UNIONE, come ‘One’.
Oppure sono riuscite a farci sorridere, per qualche minuto almeno, delle nostre convinzioni illusorie sull’amore, tanto ingenue, quanto drammatiche come in ‘ La canzone dell’amore capovolto ’.
Siamo andati a contatto con nuclei sconcertanti della vita di coppia: la perdita di connessione con la naturelezza istintiva che potremmo avere nel vivere la sessualità, o l’incomprensione reciproca che ci porta a doverci separare per mantenere la nostra integrità . Abbiamo condiviso partecipi la comunicazione coraggiosa di relatrici che hanno parlato in prima persona dell’esperienza di separazione coniugale. E l’evocazione di un relatore dei momenti in cui nella comunicazione finiamo completamente fuori centro, raccogliendo, ahimè, l’energia ( DEMONE) dello scontro. E l’immagine pregnante del CONO in cui siamo proiettati dal nostro passato storico nel progettare la nostra dimensione di famiglia?
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Gli spazi artistici dello spettacolo: il sogno di vita di un amore semplice di un donna per il proprio uomo di Song for two, l’amore sincero per il Me Stesso totale e imperdibile di Higher Love.
Le nostre radici dell’amore nel femminile e nel maschile, nello spirituale e nel materiale dei primi Arcani e quello che recuperiamo in noi, raccordandoci a quell’antica consapevolezza.
E poi …. il gioco delle rotture d’amore con le carte colorate, che ha liberato i nostri bambini felici.
Queste sono state le principali emozioni comuni, nate da esperienze esterne, che abbiamo potuto fissare in immagini.
Ma c’è ancora molto altro da radicare e condividere, se abbiamo il coraggio di entrare nella terza fase del progetto: CREARE UN CONSENSO CONDIVISO fondando nuove verità nella consapevolezza comune. Ognuno di noi ha immagini pregnanti di situazioni esterne sfuggite alla macchina fotografica, o fatte solo di un’emozione provocata forse solo da una parola, o da una situazione che potrebbe essere stata significativa solo per noi, ma che allargherebbe la realtà che abbiamo tracciato sulle radici e sulle ali della famiglia se decidessimo di comunicarla.
Lancio un invito. Troviamo le immagini interne personali, che sono sopravvissute nelle due settimane di vita lavorativa e familiare trascorse dal convegno. Sentiamo la profondità del messaggio che contengono. Proviamo a diventarne consapevoli. E, se possibile, portiamo anche la nostra parola personale nella trama che è stata fin qui intessuta. Le fissazioni limitanti dell’esperienza familiare che abbiamo in comune sono il senso di scarsa autostima, di inadeguatezza, che sfociano in un atteggiamento di chiusura egocentrica. Tanto a chi interessa quello che ho scoperto io …. E se fosse invece veramente importante che anche IO mi metta in gioco ? Se il gioco fosse la partecipazione di ognuno, perché il puzzle si completi ? In famiglia abbiamo perso l’amore per la nostra verità, abbiamo smesso di credere alla sua preziosità. La verità è viva quando la comunichiamo. La nostra Parola è sempre importante, quanto quella di chiunque altro, anche se ci dicevano che … ‘I genitori sono nati prima, quindi sanno loro quello che è giusto ! ‘
Quando radichiamo una nostra esperienza in un nostro spazio di consapevolezza, rendendola la nostra verità, costruiamo una parte del centro di noi stessi, che in Famiglia normalmente viene svenduto. La verità del vissuto di ognuno di noi, è ciò che questo percorso del Convegno ha creato fin qui. E’ il momento di fondare un nuovo atteggiamento nella dimensione familiare : il RISPETTO CHE OGNUNO DI NOI DEVE ALLA VERITA’ DI CIO’ CHE HA VISSUTO E SPERIMENTATO stando insieme agli altri. LA GENEROSITA’ NEL CREDERE CHE LA NOSTRA VERITA’ SIA IMPORTANTE PER TUTTI. Chi ci sta?
D.ssa Chiara Sozzi, Terapeuta delle Relazioni familiari
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