lunedì 3 agosto 2009

Un convegno sotto il segno delle STELLE


La prima carta estratta per il convegno è stato l’archetipo Le Stelle , catalizzato da me, Chiara Sozzi del team di Progettazione di Famiglia Oggi.

Una fanciulla nuda, appoggiata con un ginocchio a terra presso uno specchio d’acqua, versa l’acqua della vita da due vasi. Il suo volto esprime appagamento e fiducia. Sopra la sua testa campeggia una enorme stella d’oro splendente, pulsante di energia cosmica. La stella dell’Amore è circondata da sette stelle minori che brillano sulla terra : le luci della speranza. La circondano fiori, simbolo dello sbocciare di nuova vita e di future promesse. Un uccello sta per spiccare il volo: è il sacro ibis del pensiero, pronto a librarsi verso il sogno di possibilità nuove.

La donna, che vive nella gioventù della vita, si è recata all’acqua, a ricordare il sentiero della non resistenza personale, foriero di uno spalancamento alla trasformazione. Diventata così ancella della vita, smuove per lei, la vita, nuove idee, e versa la vitalità dei concetti del futuro nei pensieri del passato.

Come sento questa carta per il convegno

La prima sensazione è stata di gioia. Questo convegno può portare speranza alle difficoltà che viviamo nella Famiglia Oggi. Potrà avviare una iniziale fiducia in ciò che possiamo smuovere, costruendo uno spazio di consapevolezze comuni e di consenso.

E mi ha immediatamente riportata ad una indimenticabile sensazione di grazia, che ho sperimentato diciannove anni fa.

Ho partecipato ad una esperienza shamanica per alleggerire l'identificazione con le convinzioni su cui avevamo fondato la nostra vita. Andando in natura, avremmo interrogato le vita sulle scelte immediate da compiere, in modo da rilasciare il passato ed entrare nel nostro futuro.

Ci era stato spiegato come raccogliere messaggi dai sincronismi, rivolgendoci alle quattro direzioni. Ho interrogato la vita sul mio passato e sul mio futuro. Arrivata al nord ovest, il posto del Karma, ho erroneamente dialogato con me stessa come fosse il nord est, il posto delle nuove scelte di vita. Ho realizzato l’errore solo quando mi sono seduta di fronte al nord est. Mi sono sentita confusa, un po' destabilizzata. L’intensa esperienza di dialogo con i suoni, i fruscii, con le sensazioni interne e con le mie emozioni, il cambiare della luce e il sorgere di una gigantesca luna rossa, che mi portavano le risposte della ruota delle quattro direzioni, mi hanno portata oltre l’errore.

A esperienza conclusa era già notte fonda. Ovunque c’era silenzio profondo, evidenziato da sommessi richiami della civetta in lontananza. Non avevo memorizzato il percorso nel bosco, ma i miei piedi sembrava sapessero trovare da soli la direzione. Soprattutto il mio corpo sapeva dove passare, per non essere graffiato e punto dall’intrico dei gineprai, e dai rami spinosi a terra. Era leggero, fuso con la natura che attraversavo. Ho raggiunto la radura senza un solo graffio. Nell’attraversare il campo spinoso sono stata salutata da cinque stelle cadenti, che in successione hanno tracciato le loro scie, nel cielo puntellato sopra la mia testa. Ho sentito che non avrei mai avuto nulla da temere nel mio futuro. La vita era con me e mi benediceva.

Il giorno dopo lo shamano che guidava il gruppo, ha riso della mia convinzione di aver fatto un errore scambiando le posizioni del nord est con il nord ovest. Lasciato il controllo della mente, avevo percepito che IL NORD EST – IL DHARMA DELLA NUOVA DIREZIONE tracciata dai maestri di vita – IL FUTURO, era entrato nel NORD OVEST, l’esperienza della sofferenza per i nostri limiti, IL KARMA, IL PASSATO. Il futuro era, è, già entrato nella sofferenza del passato .

Regalo questa magica sensazione che tutto sia possibile a chi, come me, vede e sente i numerosi gineprai ed i rami spinosi delle relazioni familiari. E’ possibile che tutto cambi in meglio in modo imprevedibile, se solo sappiamo diventare trasparenti alle convinzioni del passato, nascoste in noi in qualche angolo a darci paura, sfiducia. Possiamo scoprire come si fa a lasciare che dalle nostre mani passi da sé la vita, e solo la vita, così, per come si presenta, osservandola con occhi pieni di meraviglia, come a volte ci capita, quando riusciamo a sospendere il giudizio.

Il lavoro personale con lo specchio dell’Arcano

L’archetipo delle Stelle focalizza la storia personale di ognuno di noi intorno alla polarità del vivere con grazia, nella percezione che tutto sia grazia / vivere con la sensazione che tutto sia stato, e possa a tratti essere una frustrazione. La vita è navigare sulle onde emozionali che ci portano su, nel sentirci felici, esaltati. O giù nell’ abbruttimento, nell’angoscia, nella rabbia contro la vita.

Da questa carta per me è emerso, come RICAPITOLAZIONE del lavoro interiore, il ricordo centrale di una frase e di un oggetto, che vengono dall’infanzia. Riassumono la prova che ho scelto di affrontare e risolvere con questa immersione nella matrice umana.

‘Te se la mia disgrassia' ( In dialetto milanese: SEI LA MIA DISGRAZIA)
Un battipanni di vimini.

Mia madre urlava queste parole picchiandomi.
Io sapevo, fin da bambina di cinque anni, nei lontani anni ’50, che la famiglia, la madre, la vita, avrebbero dovuto essere amore, e solo amore, e per proteggermi avevo deciso che quella non era mia madre , quella non era la mia famiglia, quella non era la mia vita, quello non era l’amore. Porgo questo specchio, perché so che è, in qualche modo, la storia di tutti noi.

Quel veleno era ancora nascosto in me quando ho dato la vita a mia figlia. Ero certa che sarei stata completamente diversa, e che avrei dato a lei quello che non mi era stato dato. Ho invece fatto gli stessi danni, in modo ancor più penetrante. So che anche lei è stata pervasa dalla stessa sofferenza e dalle stesse convinzioni su sua madre, sulla famiglia, sulla vita, sull’amore. E riconoscere nel suo specchio fatto di carne ed emozioni la stessa sofferenza, questa volta provocata da me, è stato ancor più duro da reggere.

Ora entrambe stiamo uscendo da quel tunnel di vittimismo, dolore, sfiducia. Ci vogliamo molto bene. Ci capiamo. Ci sosteniamo vicendevolmente da qualsiasi invalidazione di altri. Ci soccorriamo quando sentiamo l’altra boccheggiare per mancanza di amore. Stiamo camminando insieme nella vita. So che mi ha capita e perdonata, come io ho capito e perdonato me stessa. Come ho capito e perdonato mia madre. Come spero che anche mia madre, morta 38 anni fa, abbia avuto modo di perdonarsi e perdonarmi per il mio non aver saputo amarla.

E di mia madre integro così anche il ricordo felice, di quando il mattino mi invitava nel lettone. Quando il papà e i quattro fratelli maggiori erano usciti, cantava , ed io insieme a lei, le canzoni piene di sentimento per Maria, la Madre sua e mia che, seduta sulle nuvole del cielo nel quadro sopra il letto, non era schiacciata dal peso della matrice umana. A lei non capitava di sentirsi tradita dall’egoismo dei suoi figli, non trasformava il suo dolore in rabbia, non urlava ‘te se la mia disgrassia ( come quasi certamente anche mia madre si era sentita dire), e non picchiava. E ciò che desidero per me, per mia figlia e per mia madre è che possiamo amare noi stesse , in tutte le nostre versioni: di grazia, e di disgrazia. Questa sarebbe la soluzione finale. Lo stato di grazia definitivo raggiunto attraverso il cammino umano, che le carte dei Tarocchi raccontano.

Progettazione/Chiara Sozzi

Dr.ssa Chiara Sozzi
Pedagogista, Formatore Umano, Terapeuta delle Relazioni Familiari,
Ideatrice del Metodo Shifting di Coscienza – per l’integrazione e l’evoluzione personale attraverso i cambi di percezione
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8 commenti:

Stefano Pace ha detto...

L’Appeso...
Una figura appesa a testa in giù. Appena esce questa carta la stampo e la guardo, un po’ perplesso, visto che non sono ferrato nei suoi significati e simbolismi. La stampo e la metto lì, fra un documento e un libro, fra una carta di lavoro e un appunto scarabocchiato. Lì i suoi significati sono immersi in un mare disordinato di significati più quotidiani. Significati reconditi fra rassicuranti significati del vivere quotidiano.

Emerge una tendenza a “rimetterla a posto”. La rimetto a testa in su. La metto sulla scrivania, se vi cade l’occhio fra una mail e un documento… ops… la giro con un movimento d’impulso. Poi mi rendo conto che la figura è dritta da appesa, con la testa in giù, per cui non devo rimettere ordine. Ma dopo qualche minuto sono di nuovo lì a girarla…

La mia mente tende a voler ordinare tutto e a renderlo in qualche modo levigato, a suo modo perfetto. Ciò che appare al contrario di come normalmente dovrebbe essere (ma secondo quale regola?), viene rimesso a posto. Il foglio su cui ho stampato questa carta diventa un piccolo specchio formato A4 di questa mia tendenza. O di questa nostra tendenza? Una tendenza più generale verso un rigido mettere le cose a posto, senza creatività, senza ammettere eccezioni, senza quella varietà che aggiunge un po’ di novità e spezia alla nostra vita. Ma perché mai chi è in piedi dovrebbe essere migliore di chi vede il mondo a testa in giù?

La figura di questo simpatico personaggio a testa in giù è per certi versi migliore di chi è un noioso bipede con le suole piantate per terra. Un bipede come me… Chiudo la mail, stacco un attimo dalle mie carte di lavoro e per un attimo provo a immaginarmi come si vedrebbe il mondo a testa in giù. Non male… Tutto il sangue arriverebbe in testa, come riempiendolo di linfa vitale. Un gran mal di testa, vero, ma anche una pienezza di pensiero. E poi lo sguardo vedrebbe tutto da una prospettiva nuova. Tutti gli umani diventerebbero misteriosi esseri altissimi e quindi presuntuosi. A loro modo buffi. I corti steli d’erba sarebbero invece piante, il prato è una foresta. Da lì i miei orecchi sarebbero così vicini alla terra da sentirne magari il respiro.

Riapro la mail, mi rimetto coi gomiti sul tavolo per un’altra ora di lavoro, però… non pretendo che tutto debba essere perfetto e conforme. Oggi mi concedo che la mia giornata non sia uguale alla precedente. Ma che sia vissuta… guardando tutto con la testa in giù.

Organizzazione/dieci/Serena Melloni ha detto...

La ruota della fortuna... la prima cosa che mi colpisce è il fatto che sia ferma, tenuta in equilibrio dalla Sfinge. In questo periodo mi sento in qualche modo in stallo e la carta mi rispecchia. Ma ci sono quei personaggi, il bene e il male, le polarità della vita, che sono pronti in ogni istante a muoversi, a giocare il loro scambio continuo. Non posso negare un filo di apprensione ma confido nelle energie vitali (quei serpentelli così dinamici) e nella mia capacità di lasciarle fluire. L'equilibrio poi si ristabilisce e, di solito, ogni volta è più saldo e flessibile, radicato come una canna di bambù al vento. Penso al Convegno, a questa creatura che stiamo accudendo come un figlio e che, come un figlio, non possiamo far altro che affidare alle mani dell'Altissimo, con umiltà e gratitudine. Mio nonno diceva: "Quello che accade è giusto". Figlia di una più recente generazione, potrei dire: "Quello che accade è nella perfezione".
Mi sento a tratti al centro della ruota, punto immoto di consapevolezza, punto di osservazione del creato. E la gratitudine è tanta per questa pace.

L'Oscura Signora ha detto...

L’Eremita…la carta raffigura un’anziano signore che avanza lentamente con una lanterna ed un bastone. La prima sensazione che mi ha attraversato è stata quella della solitudine e del vuoto di chi da tutta una vita si sente sola pur essendo sempre tra tanta gente. “La solitudine è solamente una percezione interiore”, me lo sono ripetuta per l’ennesima volta e subito l’onda di dolore è arretrata. Ho lasciato emergere l’eremita in me, immaginandomi di essere quell’anziano signore, immaginando la strada davanti a me illuminata dalla fioca luce della lanterna, immaginando di vederci non troppo bene e di avere un bastone a disposizione per esplorare il terreno prima di avanzare e nel calarmi profondamente nelle sue vesti mi sono sentita dentro una forza immensa unita ad una grande consapevolezza: L’eremita non ha paura della solitudine, l’eremita sceglie la propria solitudine!
Sorrido e vedo il volto di un grande eremita “Pietro da Morrone” diventato poi Papa Celestino V. Collego subito la sua immagine alla basilica di Collemaggio all’Aquila ed alla porta della Perdonanza, a tutto il movimento di opposizione e contrasto creato dalla Chiesa di Bonifacio VIII dopo di lui.
Caspita!
Niente male per essere solo un povero vecchio che viveva in un eremo e si cibava di radici.
Non riesco però ancora a trovare un’ancoraggio con la mia realtà; io non andrei mai in mezzo ai monti da sola, mai sceglierei la vita dell’eremitaggio eppure quell’arcana figura mi chiama ancora. Scorrono davanti a me le persone anziane che mi hanno accompagnato nella vita…mio nonno quando da piccola mi reggeva sulle gambe e mi raccontava le favole…l’anziano signore direttore del convitto e della scuola dove ho lavorato per 10 anni che quando si è ritirato ha voluto che fossi io a scrivere sotto dettatura un libro intitolato “Ricordi” che parlava della sua vita…l’anziano proprietario del Grand Hotel di Gardone R. che quando da piccola mi vedeva passare con il borsone del pane (i miei avevano una forneria ed io tutti i pomeriggi portavo il pane nelle cucine con un grande borsone di tela), mi prendeva sottobraccio e mi accompagnava lungo i saloni ed i corridoi del grande albergo e mi mostrava tutto quanto e poi quando mi salutava mi congedava sempre dicendomi “addio cara”. Quanta tenerezza in questi ricordi, quanto amore in questi uomini anziani, chissà cosa vedevano in me per volermi così bene e chissà cosa mi hanno passato senza che nemmeno me ne accorgessi?
Certo, loro erano dei maestri ed io la loro piccola allieva, ma mai nessuno di loro mi ha detto “io sono un maestro”, solo ora me ne sto accorgendo. Io in punta di piedi e quasi con venerazione li affiancavo e mi sentivo sicura accanto a loro.
Qualcosa che a loro mi accomuna certo l’ho imparato ed è questo: quando la vita ti sta mettendo duramente alla prova, non sfidarla, arretra per osservare mantenendoti nella posizione della prudenza, il limite va oltrepassato non sfidato, la sfida porta alla morte.
la Forza, unita alla Giustizia, unita alla Prudenza (L’Eremita), unita alla Temperanza creano la base per aprirsi alla vita con Fede, Speranza e Amore.

L'Oscura Signora ha detto...

Aggiungo una piccola integrazione a quanto già scritto, poichè proprio oggi nel pieno dell’organizzazione del convegno è arrivata la sfida di fronte alla quale sono arretrata lasciando emergere dal profondo un dolore grande di me bambina, il dolore di quando a 9 anni la mia famiglia umana che era composta da papà, mamma, io, nonna, nonno e due zii (fratelli di mio padre) da un giorno all’altro si è…dissolta...a causa di un'incomprensione…ed io mi sono ritrovata da sola con mamma e papà.
Oggi so che non avrei potuto fare nulla per evitare questo, oggi so che non posso fare nulla per evitare che uno dei relatori esca dalla famiglia, posso però, a differenza di allora, esprimere a tutti il mio dolore per quello che sta avvenendo, per il modo in cui sta avvenendo e la guarigione sembra essere veloce soprattutto nel momento in cui lo comunico. Allora, nessuno si era preoccupato per me ed io non ero in grado di verbalizzare il mio sentire, qualche mese dopo cadendo accidentalmente in bicicletta mi sono rotta i 2 denti incisivi superiori, il dentista che mi ha presa in cura ha detto che fino a 17 anni non avrebbe potuto fare nulla e quindi sono rimasta con la “vergogna” impressa sul viso per otto lunghissimi anni.
Oggi sto risentendo tutto il dolore di allora, il dolore di tutti i bambini che vedono litigare le persone a cui vogliono bene…anche se questo non è riuscito a risparmiare i miei figli…ne riconosco le dinamiche, so che non ne sono responsabile, riesco a comunicare agli altri il mio sentire e mandare amore alla bambina in lacrime, a pregare affinché questo non si ripeta e ad accettare che, se la storia si ripete, la guarigione collettiva non sia ancora avvenuta. Questa è la vita e va lasciata accadere..

Organizzazione/Il Melangolo ha detto...

postato da Formazione/quindici/Anna Maria Bona

CARTA DEL DIAVOLO

Molti anni fa, se avessi estratto la carta del diavolo, ne sarei rimasta angosciata. Al tempo avevo il mio primo chakra scarico con tutte le conseguenze del caso: pressione alta, intestino con gravi problemi ecc..Il radicamento a terra è sempre stato un problema per me e in qualche modo rifiutavo tutto ciò che era legato alla materia. Volavo fantasticando come quando da bambina, chiusa nella mia cameretta, sognavo le mie storie inventate nel mondo delle fiabe. Sicuramente per sfuggire da una realtà che al tempo mi faceva soffrire; un busto ortopedico, gli occhiali e un apparecchio correttivo in bocca che mi rendevano diversa dalle altre bambine e per questo ero motivo di ilarità per loro. Mi chiamavano "Ercolino sempre in piedi" per via dell'instabilità che mi procurava il busto, quando per gioco mi spingevano di qua e di là. Per sopavvivere a queste loro ignare crudeltà mi ero creata il mio mondo e lì vi trovavo rifugio. Probabilmente questo aspetto del primo chakra scarico aveva queste origini lontane. Solo nel tempo ho compreso che noi siamo antenne tra cielo e terra e che per far fluire l'energia cosmica necessita integrare anche l'aspetto delle radici, della materia.
L'energia messa in moto dal diavolo è necessaria quanto le altre, almeno fino a che viviamo su questa terra..e l'integrazione di essa è fondamentale per vivere in armonia. Il lavoro che dobbiamo fare su noi stessi è quello di governare la parte emozionale per utilizzare questa energia in modo da bilanciare i due mondi: il visibile e l'invisibile, la materia e lo spirito. In fondo la materia non è altro che spirito condensato.
Da quando ho preso consapevolezza di questi due aspetti, duali ma complementari tra loro, il mio primo chakra ha ripreso a funzionare, senza quindi affrontare intervento chirurgico (consigliato), nè mai utilizzare pasticche per la pressione. Se riusciamo a trasformare le pulsioni ( la carta del diavolo non a caso ci mostra la scritta: "solve et coagula"), possiamo dominare la mente anzichè esserne dominati. La carta del diavolo ci ricorda questo: noi siamo fatti di materia e di spirito, racchiudiamo in noi i 4 elementi, in risonanza con la nostra Madre Terra, ed abbiamo il dovere verso noi stessi e verso l'esterno di trovare il giusto equilibrio per vivere in armonia. L'armonia ci porta ad essere sereni e centrati e " contagiosi",in positività, nei confronti di chi ci sta vicino.
E' interessante valutare anche l'ANCKH, la chiave della vita presente nella carta del diavolo, nella zona dei genitali. Essa è attribuita a Iside, la Grande Madre. E' l'emblema di vita e di eternità. L'ovale equivale ad un utero stilizzato e la T è stata associata, nel tempo, all'organo maschile. Ancora torna la tematica degli opposti da bilanciare eternamente. Il femminile da integrare con il maschile, la materia da integrare con lo spirito.
Insomma questa carta è assolutamente perfetta per me e per il mio lavoro di ricercatrice e scrittrice attuale. Esso volge su tematiche relative a verità occultate sul femminino sacro che ci condizionano ancora oggi profondamente. Tematiche che giostrano proprio sull'unione degli opposti..Grazie Carla, Serena, Stefano per avermi dato l'opportunità per un'ulteriore analisi!

Formazione/quindici/Anna Maria Bona

Anonimo ha detto...

"Solo rovine
brucia il passato ancora
e soffoca il presente.
E' la disfatta.
Aspetto di farmi
nuova Fenice"

Questo è quanto La Torre mi ha ispirato. Ho riflettuto sul mio stato d'animo, legato al periodo che sto vivendo e alle scelte fatte che sto portando avanti, la forte spinta che sento è quella di proteggermi... forse per la prima volta in vita mia. Considerare Sacro ciò che vive dentro di me e affermare me stessa con la mia sola presenza senza bisogno di spiegazioni.
Mi scuso con tutti voi se mi sentirete silenziosa in questo percorso, ma non è disinteresse, forse è solo la parte che mi viene chiesto di impersonare in questa esperienza "inusuale". Sicura della vostra comprensione, vi abbraccio.
Barbara

Organizzazione/Il Melangolo ha detto...

postato da Formazione/tre/Cristiana Vignoli

LA CARTA DELL'IMPERATRICE

Trovo scritto nella descrizione breve che mi avete inviato...il suo compito è manifestare l’occulto. E' Principio di Relazione che mette in comunicazione gli opposti, è il Potere Generativo della Terra.

E' esattamente quello che sentoda sempre: di unire gli opposti (cielo e terra, maschile e femminile, mondo adulto e bambini, mondo adulto e anziani... cuore, corpo spirito...) Mi piacciono le ali dell'imperatrice perché dimostrano una capacità di comandare ovvero di agire nella materia anche attraverso lo spirito. Mi ritrovo in pieno! Mi sento così. la cosa particolare poi è che discendo da una famiglia nobile, i Duchi D'Este .. quindi anche in linea genetica ho veramente quest'arcano nel sangue... Gli estensi erano dei regnanti particolari, grandi amanti dell'arte e dello spirito chiamavano alla loro corte grandi filosofi e artisti ... sono passati alla storia non per le guerre, ovvero per ciò che hanno distrutto, ma per ciò che hanno lasciato ...

un abbraccio e un grazie per il vostro enorme lavoro! ciao Cristiana

Formazione/tre/Cristiana Vignoli

formazione/otto/Iride-Memè Susanna ha detto...

Eccomi qui. Giustizia anche come precisione, giusto tempo, ritmo. Mi piace il gioco di questo blog di preparazione al convegno. Mi inserisco ora che una parte di strada è stata fatta. In passato mi sarei tribolata un po' per il ritardo, come il coniglio di Alice, che corre affannato guardando l'orologio perchè "è sempre tardi". Oggi sto esplorando il tempo con un altro atteggiamento, che tiene conto di più punti di vista. E la giustizia? E l'8? Equilibrio/ disequilibrio. La mia vita è stata spesso un'oscillazione tra questi due estremi. Cosa c'è ai confini delle cose...cerco serenità e pace e poi sono sempre in mezzo al frizzare vitale delle sfide che mi fanno crescere. Ecco voglio essere una Giustizia che sa mettere in armonia pantofole ed avventura, minimalismo e grandi battaglie, la margheritina del prato che vive amata dal sole e dagli elementi e premi Nobel per la ricerca...Nel mio gioco di interpretare i panni della carta, sento tutte le mie possibili rigidità, i fervori accecanti, ma anche la compassione di chi, pur comprendendo, non può eliminare l'ineluttabiltà dei fatti... la fatalità, Nonostante questo l'importante non è non sbagliare mai, ma saper rimontare a cavallo.

Il mio abito ha nelle maniche i colori della scelta e della crescita, giallo e verde, verde è anche il risvolto interno del mantello blu, che cade drappeggiato sulle gambe. I colori dell'abito alternano il blu della riflessione al rosso dell'azione-passione,come a rallentare gli eccessi istiniti e viscerali e aumentare l'enfasi sul cuore e la mente, che devono viaggiare sulla stessa frequenza- colore,per raffinare i entimenti in una sintesi superiore.

In questi panni mi sento come una signora un po' più equilibrata della mia personalita di eterna ragazza. Oggi mi appresto a godermi gli anni d'oro della mia vita, dopo il sue giù delle montagne russe precedenti, forte del tesoro delle esperienze raccolte, ancora tante da da riordinare per poterne fruire meglio io stessa e poterne far dono anche agli altri.

In tutto questo c'è il mio personale caleidoscopio relazionale, che esprime i diversi ruoli in cui ho interpretato l'amore.