martedì 22 settembre 2009

Amiamo nel modo in cui siamo stati amati? Com'é la matrice d'amore che sperimentiamo?


Percorso di Preparazione al Convegno Doc_7
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Rispettare ed essere rispettati.
Amare ed essere amati.
Capire ed essere capiti.
Lasciare libertà di essere se stessi e mantenere la libertà di essere noi stessi.
E…trovare l’energia da investire nell’attenzione a tutto questo!

I nodi della relazione d’amore.
I nodi della relazione con i genitori e con i figli.
I nodi della famiglia.
Perché non viene tutto spontaneamente?
Perché scattano i conflitti o si creano distanze, barriere?

I nostri comportamenti d’amore e familiari spontanei nascono da abitudini. Seguono modelli comportamentali, che hanno poco a che fare con ciò che desideriamo essere. Alcuni fuggono dal diventarne consapevoli. Altri se ne sono accorti e si sentono inadeguati e scoraggiati per questo.

PER CREARE UN CONSENSO COMUNE SULL’AMORE E SULLA FAMIGLIA abbiamo bisogno di guardare insieme a come siamo, confrontandoci con serenità. ‘I panni sporchi si lavano in famiglia ’ era la regola. Così non potevamo sapere che tutti stavano sperimentando esattamente le stesse sensazioni, le stesse esperienze.
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‘C’era un tempo in cui tutte le persone vivevano in uno stato di profonda confusione, sofferenza e paura. Ognuno sapeva che nel fiume viveva una persona molto potente, che sapeva risolvere qualsiasi problema, ma nessuno voleva ammettere con se stesso o con gli altri di avere un problema. Allora ognuno andava strisciando di nascosto al fiume e non ne parlava con nessuno.’

Incomincia così il racconto di Hyemeyohsts Storm, dalla tradizione dei nativi nord americani. Potrebbe il fiume essere la vita che scorre dentro di noi? Ed esserci lì dentro un Nucleo di Coscienza straordinario, che, se avessimo il coraggio di cercarlo, ci porterebbe ad un incredibile cambiamento?

La realtà comune che scorre in noi è che le relazioni d’amore che costruiamo ex novo, fuori della famiglia d’origine, riflettono inevitabilmente i modelli che abbiamo sperimentato con i genitori ed i fratelli.
Nell’intervento che farà al Convegno [Io, persona alla ricerca di me stesso. I diversi modi in cui posso proiettarmi nelle relazioni d’amore - pubblicato nel blog in Interventi dei Relatori] Giuliano Guerra, psichiatra e psicoterapeuta, afferma che “La persona deve riuscire ad armonizzare le sue parti inconscia e conscia. Nel suo conscio inferiore ci sono situazioni legate a ciò che papà e mamma gli hanno trasmesso, mescolate a volte all’ombra. In alto ci sono le sue qualità (quelle dell’anima).
La persona deve acquisire questa visione consapevole di come è fatto. Se riesce ad integrare le parti ombra comuni ai suoi genitori, può sviluppare un modo cosciente per rapportarsi con il partner ed i figli. Quando formiamo la coppia non dovremmo allearci a livello dei sensi, bisogna che l’alleanza avvenga qua in alto. Se siamo in un percorso di evoluzione d’anima, allora ci incontriamo in una coppia che sa generare amore e completezza. Ma ora il più delle volte nella coppia ci alleiamo ancora nei complessi. Se hai avuto un padre severo, cerchi una moglie severa, se hai avuto una madre che ti ha abbandonato, l’imprinting è l’abbandono.
Questo va coscientizzato per stabilire una complicità sui piani di coscienza.
Rispetto all’esistenza degli imprinting c’è da dire che non si possono guarire gli imprinting, perché la mente è un computer che non sa cancellare.
Quello che abbiamo ricevuto l’abbiamo in memoria, ma POSSIAMO CREARE NUOVE MEMORIE.
Il compito della coppia è creare NUOVE MODALITA’ DI RAPPORTO attraverso una NUOVA RELAZIONE.”
Sulla base delle considerazioni di Giuliano Guerra, possiamo anche fare un ulteriore passo avanti. Quando ci apriamo al confronto condiviso, possiamo scoprire che i modelli che ci hanno dato l’imprinting di come amare sono variazioni minime di MATRICI COMUNI A TUTTI NOI.
Le matrici dei comportamenti d’amore non ci appartengono solo come generazione. Vengono da lontano, da codici del dna, nei quali noi ci siamo formati, come onde di un comune grande oceano…
C’è di fatto un unico fiume, od oceano, fatto di modelli d’amore, che scorre in noi, in cui noi viaggiamo anche se inconsapevoli.

Non è tutto ‘roba nostra’ o dei nostri genitori. C’è molto di più.
Diventando consapevoli di questo, incominciamo a nuotare, imparando come prendere le onde. Se ci accorgessimo di trovarci immersi in un mare agitato, circondati da molte altre persone in difficoltà quanto noi, cosa faremmo?
Sarebbe efficace perdere energia con sensi di colpa o di inadeguatezza? O rimuginando su chi mi ha fatto finire qui?
‘O uomo, o donna del 2.000. Scendi dalla pianta, svegliati!’.
Sarà la canzone–rap che ci accompagnerà al convegno, nel prendere giocosamente atto di una situazione incredibile in cui tutti ci troviamo nella nostra coscienza ordinaria rispetto al vissuto d’amore.

‘T’hanno detto che l’amore
è una pianta che se non la bagni muore’.
E fin qui ci sta. Ma c’è anche qualcos’altro su cui mettere in guardia noi stessi.

‘T’han detto che l’acqua dev’esser del vicino,
t’han detto che deve venir dal suo giardino…’.

Cosa ne pensiamo? C’è qualcosa di inefficace in una matrice d’amore di questo tipo?
Razionalmente possiamo anche capire che ‘non deve’ essere così, perché impostando l’amore in questo modo tra gli umani qualche volta può anche non funzionare.
Eppure chi di noi onestamente può negare che la percezione immediata che abbiamo dell’amore è di DARE IL NOSTRO AMORE A QUALCUNO , oppure DI ESSERE AMATI DA QUALCUNO?
Non diamo il nostro consenso a riflessioni filosofiche o spirituali elevate. Chi si è ripetutamente recato ‘al fiume ’ della vita in noi, sa, perché l’ha sperimentato, che non cambiano di fatto il vissuto inconscio.
Tra gli animali è abbastanza scontata la reciprocità. Tra gli umani sembra per lo più che lo schema si attivi invece al contrario. Quasi sempre diamo la nostra energia, tutto di noi stessi, per lo più a chi non ci dà nulla in cambio. Nei confronti di chi ci dà tanto…diamo per scontato che saremo sempre amati, quindi non ci preoccupiamo, non abbiamo bisogno, di mostrare riconoscenza, amore.
E’ frequente l’esperienza della matrice di amare e desiderare l’amore di chi…non ci dà amore! La regola sembra sia che l’amore debba essere conquistato, guadagnato!
Perché è così?
Come possiamo cavarcela?
Come possiamo far funzionare diversamente l’amore e la famiglia?

D.ssa Chiara Sozzi
Terapeuta delle relazioni Familiari

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3 commenti:

Partecipazione/sette/2 ha detto...

Prendo le redini del carro, la carta che ho ricevuto, ed entro nel vivo della preparazione al Convegno.
La carta e i documenti che sono seguiti mi sottolineano che la strada e l’obbiettivo siano l’unità, la capacità di gestire le forze contrarie dentro e fuori di me.
Il carro è trainato da due sfingi che vanno in direzioni opposte tenute a bada da un giovane che ne tiene il controllo. Le sfingi rappresentano una l’energia pacifica e l’altra l’energia scatenata. Risultato dualità ed al centro la capacità di gestire queste potenze apparentemente in contrasto.
Il documento n. 5 suggerisce il passaggio da o/o al modello di integrazione e/e…
Nel nuovo documento n. 7 si parla di parte inconscia e parte conscia, e viene detto che non puoi cancellare la tua parte inconscia origine delle tue emozioni, perché la mente è un computer che non sa cancellare, però si possono creare nuove memorie.
Mi sento ferma ancora all’o/o, governata più dalle mie emozioni che dall’esigenze della mia anima, in una costante dualità, in cui sono una cosa o sono l’opposto, spesso le mie scelte è come se escludessero automaticamente e dolorosamente altre parti di me altrettanto importanti.
O sto con te e rinuncio a dedicarmi ai miei interessi perché ci portano via del tempo prezioso, o sto senza di te ma soffro della mancanza di te.
O mi dedico alle esigenze della famiglia, a quello che mi viene chiesto spesso non a parole esplicite (il sacrificio/i sacrifici) o esco dal cerchio della famiglia pena la mancanza di amore.
Questa incapacità di integrazione…
Allora mi chiedo qual è la via che unisce e armonizza? Qual è l’intuizione giusta che mi farà uscire da questo impasse?
Penso che una soluzione possa essere quella di arrendermi, rilassarmi, decidere momento per momento, eliminando il controllo e tutto ciò che è superfluo e che mi rende sorda ai miei bisogni ed esigenze più profondi. Arrendermi alla vita senza paura che poi tutto sia caos, ma questa paura spesso è più forte di me ed è inutile che la neghi… Confusa e felice??

Stefy ha detto...

Amore...
credo che questa "parola" sia l'esatto contrario di...Paura !
Dove c'è amore non esiste la paura,ma al tempo stesso questa ostacola qualsiasi forma di "Amore".Ricordo ancora le grandi delusioni che provavo da bambina quando sperimentavo che le persone attorno,magari proprio quelle più vicine a me,mi ferivano profondamente(anche senza volerlo fare di proposito).Spesso mi ritiravo nel silenzio...e quando potevo entravo nella natura,quasi fosse che lì,proprio lì, l'Amore permeasse tutto!Fra gli alberi o nel vento io riuscivo ad essere me stessa senza deludere alcuna aspettativa o senza spaventare alcuno (perchè si sentiva probabilmente impreparato ad una figlia"così strana" e diversa dalle altre). Ho capito crescendo che "Amore" va di pari passo anche con "Perdono",e visto che anch'io ho creduto di riversare tanto amore sugli altri,ma in realtà era solo un graande bisogno di "attaccamento"...e visto che spesso ho preteso amore in cambio (dunque non ho saputo amare incondizionatamente )credo di potermi perdonare...dunque amare per prima.Non è così semplice ! Sembra di dover fare uno sforzo immane...per superare foreste di rovi intricati in cui ci si è imbattuti volontariamente per dimostare a se stessi che "la vita è dura",nulla ti è regalato ma va raccolto col sudore della fronte...anche l'amore dunque ?
Chiara ci invita ad abbracciarci,ad avvolgerci con un segno di amore...perchè è da noi stessi che questo può "partire"...ma io fatico a trovare quell'amore di cui ho bisogno...dentro ci me.Mi è più facile sentirlo quando salgo sul terrazzo e mi immergo nella vista del mare... immenso,anche in burrasca...oppure quando mi perdo nella maestosità delle montagne...o sotto un cielo stellato.Ho come la sensazione che qualsiasi forma d'amore "umana",compresa la mia sia veramente sempre e comunque egocentrica ed insufficiente...insomma: io sono la candela,ma il fuoco che mi accende arriva da ben oltre!
Ho trascorso molti anni nella nostalgia del "vero Amore"che mi è mancato più dell'aria,a volte...e qualcuno mi aveva raccontato che avrei potuto trovarlo nelle persone!La Vita ha voluto che sperimentassi la solitudine...la paura...e la delusione,proprio per insegnarmi che stavo cercando dalla parte sbagliata,ma probabilmente il "messaggio" era che avrei dovuto desiderare di Amare io gli altri.Sono convinta di poterlo fare solo attingendo Amore dalla Fonte...per poi trattenerlo solo alcuni attimi e...lascarlo andare senza nulla trattenere...solo così potrò "riempirmi nuovamente"...all'infinito!

partecipazione/cinque/1 ha detto...

è ancora molto vivo in me il ricordo del primo"vero" abbraccio: avevo appena avuto il primo livello Reiki.
In quel momento mi sono resa conto che nella mia vita non avevo mai abbracciato nessuno , al massimo avevo potuto dare i due bacetti di circostanza che, peraltro, mi hanno sempre disturbato molto,visto che venivano sempre dati al vento e mai sulla guancia!!
Da quel giorno l'abbraccio è un momento insostituibile :un momento di contatto, di scambio e di fusione di qualcosa che non so definire; percepisco la vibrazione dell'altro .
Ma perchè invece non mi sono mai abbracciata, visto che è così bello???
entra in gioco la considerazione di me stessa...non mi amo a sufficienza? forse ritengo di non poter trovare dentro di me quelle sensazioni che dicevo prima?
sento vitale, proprio a livello di sopravvivenza, il recupero della mia energia interiore, del mio potere interiore. ho bisogno di una chiave ...
VOGLIO ABBRACCIARMI TUTTA !