martedì 22 settembre 2009

Amiamo nel modo in cui siamo stati amati? Com'é la matrice d'amore che sperimentiamo?


Percorso di Preparazione al Convegno Doc_7
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Rispettare ed essere rispettati.
Amare ed essere amati.
Capire ed essere capiti.
Lasciare libertà di essere se stessi e mantenere la libertà di essere noi stessi.
E…trovare l’energia da investire nell’attenzione a tutto questo!

I nodi della relazione d’amore.
I nodi della relazione con i genitori e con i figli.
I nodi della famiglia.
Perché non viene tutto spontaneamente?
Perché scattano i conflitti o si creano distanze, barriere?

I nostri comportamenti d’amore e familiari spontanei nascono da abitudini. Seguono modelli comportamentali, che hanno poco a che fare con ciò che desideriamo essere. Alcuni fuggono dal diventarne consapevoli. Altri se ne sono accorti e si sentono inadeguati e scoraggiati per questo.

PER CREARE UN CONSENSO COMUNE SULL’AMORE E SULLA FAMIGLIA abbiamo bisogno di guardare insieme a come siamo, confrontandoci con serenità. ‘I panni sporchi si lavano in famiglia ’ era la regola. Così non potevamo sapere che tutti stavano sperimentando esattamente le stesse sensazioni, le stesse esperienze.
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‘C’era un tempo in cui tutte le persone vivevano in uno stato di profonda confusione, sofferenza e paura. Ognuno sapeva che nel fiume viveva una persona molto potente, che sapeva risolvere qualsiasi problema, ma nessuno voleva ammettere con se stesso o con gli altri di avere un problema. Allora ognuno andava strisciando di nascosto al fiume e non ne parlava con nessuno.’

Incomincia così il racconto di Hyemeyohsts Storm, dalla tradizione dei nativi nord americani. Potrebbe il fiume essere la vita che scorre dentro di noi? Ed esserci lì dentro un Nucleo di Coscienza straordinario, che, se avessimo il coraggio di cercarlo, ci porterebbe ad un incredibile cambiamento?

La realtà comune che scorre in noi è che le relazioni d’amore che costruiamo ex novo, fuori della famiglia d’origine, riflettono inevitabilmente i modelli che abbiamo sperimentato con i genitori ed i fratelli.
Nell’intervento che farà al Convegno [Io, persona alla ricerca di me stesso. I diversi modi in cui posso proiettarmi nelle relazioni d’amore - pubblicato nel blog in Interventi dei Relatori] Giuliano Guerra, psichiatra e psicoterapeuta, afferma che “La persona deve riuscire ad armonizzare le sue parti inconscia e conscia. Nel suo conscio inferiore ci sono situazioni legate a ciò che papà e mamma gli hanno trasmesso, mescolate a volte all’ombra. In alto ci sono le sue qualità (quelle dell’anima).
La persona deve acquisire questa visione consapevole di come è fatto. Se riesce ad integrare le parti ombra comuni ai suoi genitori, può sviluppare un modo cosciente per rapportarsi con il partner ed i figli. Quando formiamo la coppia non dovremmo allearci a livello dei sensi, bisogna che l’alleanza avvenga qua in alto. Se siamo in un percorso di evoluzione d’anima, allora ci incontriamo in una coppia che sa generare amore e completezza. Ma ora il più delle volte nella coppia ci alleiamo ancora nei complessi. Se hai avuto un padre severo, cerchi una moglie severa, se hai avuto una madre che ti ha abbandonato, l’imprinting è l’abbandono.
Questo va coscientizzato per stabilire una complicità sui piani di coscienza.
Rispetto all’esistenza degli imprinting c’è da dire che non si possono guarire gli imprinting, perché la mente è un computer che non sa cancellare.
Quello che abbiamo ricevuto l’abbiamo in memoria, ma POSSIAMO CREARE NUOVE MEMORIE.
Il compito della coppia è creare NUOVE MODALITA’ DI RAPPORTO attraverso una NUOVA RELAZIONE.”
Sulla base delle considerazioni di Giuliano Guerra, possiamo anche fare un ulteriore passo avanti. Quando ci apriamo al confronto condiviso, possiamo scoprire che i modelli che ci hanno dato l’imprinting di come amare sono variazioni minime di MATRICI COMUNI A TUTTI NOI.
Le matrici dei comportamenti d’amore non ci appartengono solo come generazione. Vengono da lontano, da codici del dna, nei quali noi ci siamo formati, come onde di un comune grande oceano…
C’è di fatto un unico fiume, od oceano, fatto di modelli d’amore, che scorre in noi, in cui noi viaggiamo anche se inconsapevoli.

Non è tutto ‘roba nostra’ o dei nostri genitori. C’è molto di più.
Diventando consapevoli di questo, incominciamo a nuotare, imparando come prendere le onde. Se ci accorgessimo di trovarci immersi in un mare agitato, circondati da molte altre persone in difficoltà quanto noi, cosa faremmo?
Sarebbe efficace perdere energia con sensi di colpa o di inadeguatezza? O rimuginando su chi mi ha fatto finire qui?
‘O uomo, o donna del 2.000. Scendi dalla pianta, svegliati!’.
Sarà la canzone–rap che ci accompagnerà al convegno, nel prendere giocosamente atto di una situazione incredibile in cui tutti ci troviamo nella nostra coscienza ordinaria rispetto al vissuto d’amore.

‘T’hanno detto che l’amore
è una pianta che se non la bagni muore’.
E fin qui ci sta. Ma c’è anche qualcos’altro su cui mettere in guardia noi stessi.

‘T’han detto che l’acqua dev’esser del vicino,
t’han detto che deve venir dal suo giardino…’.

Cosa ne pensiamo? C’è qualcosa di inefficace in una matrice d’amore di questo tipo?
Razionalmente possiamo anche capire che ‘non deve’ essere così, perché impostando l’amore in questo modo tra gli umani qualche volta può anche non funzionare.
Eppure chi di noi onestamente può negare che la percezione immediata che abbiamo dell’amore è di DARE IL NOSTRO AMORE A QUALCUNO , oppure DI ESSERE AMATI DA QUALCUNO?
Non diamo il nostro consenso a riflessioni filosofiche o spirituali elevate. Chi si è ripetutamente recato ‘al fiume ’ della vita in noi, sa, perché l’ha sperimentato, che non cambiano di fatto il vissuto inconscio.
Tra gli animali è abbastanza scontata la reciprocità. Tra gli umani sembra per lo più che lo schema si attivi invece al contrario. Quasi sempre diamo la nostra energia, tutto di noi stessi, per lo più a chi non ci dà nulla in cambio. Nei confronti di chi ci dà tanto…diamo per scontato che saremo sempre amati, quindi non ci preoccupiamo, non abbiamo bisogno, di mostrare riconoscenza, amore.
E’ frequente l’esperienza della matrice di amare e desiderare l’amore di chi…non ci dà amore! La regola sembra sia che l’amore debba essere conquistato, guadagnato!
Perché è così?
Come possiamo cavarcela?
Come possiamo far funzionare diversamente l’amore e la famiglia?

D.ssa Chiara Sozzi
Terapeuta delle relazioni Familiari

POST COLLEGATI:

Io, persona alla ricerca di me stesso. I diversi modi in cui posso proiettarmi nelle relazioni d’amore.

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Traccia della relazione del Convegno
Sabato 31 ottobre 2009 - ore 11.30 - Dr. Giuliano Guerra


Intervista di D.ssa Chiara Sozzi al Dr. Giuliano Guerra,
Medico, Psicoterapeuta, Specialista in psichiatria e psicologia spirituale

SOMMARIO
Gli spazi interiori della persona e i diversi piani da cui possiamo aprirci alle relazioni.
Il riequilibrio e l’integrazione interiore tra parte femminile e parte maschile, per costruire la nostra completezza. Le relazioni armoniche nella persona che ha sciolto i legami genitoriali e che ha percorso la linea evolutiva dalla coscienza del bambino a quella dell’adulto, fino alla Coscienza del Sé transpersonale. La regia del nostro inconscio e quella dei piani di consapevolezza , nel vivere le nostre relazioni d'amore.

Cos’è il MODELLO DELL’UOVO , DELLA PSICOSINTESI?

Il ‘Modello dell’uovo’ della Psicosintesi terapeutica, di Roberto Assagioli, integra apporti di Jung e della Psicologia Transpersonale. E’ stato riconosciuto come modello scientifico dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Vede la persona come formata di Inconscio superiore, medio, inferiore. E formato inoltre dall’IO, la parte consapevole, dal Sé Transpersonale e dall’Inconscio collettivo.
Noi siamo sostanzialmente un Inconscio, e una parte in cui noi siamo coscienti, che è il nostro Io. E’ la consapevolezza, che riceve con i cinque sensi, e la coscienza che dall’Io porta a questo Sé transpersonale (Inconscio cosmico), il collegamento con lo Spirito. Tutto questo che troviamo in noi, rientra nell’Inconscio collettivo.
La maturazione personale porta a trovare un’armonia, una sintesi dentro di noi, nel nostro Inconscio inferiore, medio e superiore, tra le nostri parti maschile e femminile, razionale ed emozionale, adulte ed infantili. Quando abbiamo armonizzato in gran parte tutto questo, siamo in qualche modo già completi. Ci apriamo alle relazioni non per bisogno, ma per desiderio di interagire, di identificare noi stessi. Siamo già ‘sposati’ in un matrimonio interiore, siamo già, allo stesso tempo, figli e genitori di noi stessi.
Come figli fino a 18 anni non esistiamo per energia autonoma. Per costruire la nostra identità abbiamo bisogno di nutrirci dell’energia di amore che riceviamo dalla madre e dal padre. Poi tagliamo il legame con i genitori e incominciamo a generare da noi stessi il nostro processo di evoluzione autonoma. Diventiamo adulti diventando consapevoli di come siamo stati figli, delle forme di maschile e femminile, del tipo di energia razionale ed emozionale che agiscono su di noi, attraverso il legame interno con i modelli del padre e della madre. Dobbiamo capire se siamo riusciti a sciogliere il cordone, o se siamo ancora intrappolati in un imbrigliamento di legami irrisolti.
Per costruire nuovi legami equilibrati, dobbiamo far avvenire dentro di noi l’armonizzazione del maschile e del femminile che ci hanno dato i nostri genitori. Nell’Inconscio inferiore ci sono le qualità, i talenti, e le situazioni legate a ciò che papà e mamma ci hanno trasmesso. Sono aspetti inconsci, a volte mescolati all’ombra. In proporzione, via , via, che acquisiamo una visione consapevole di come siamo fatti, e riusciamo ad integrare le parti ombra legate ai nostri genitori, diventiamo completi nella relazione tra il nostro maschile e femminile, e ci trasformiamo in genitori di noi stessi.

Come abbiamo formato fin qui le relazioni di coppia?

Quando formiamo relazioni, soprattutto di coppia, spesso ci sintonizziamo su una sola delle parti di cui siamo formati. L’alleanza può avvenire in basso , o in alto.
Il più delle volte le persone, le coppie, si allineano nei complessi. Ad esempio, se hai avuto un padre severo cerchi un/a compagno/a severa; se hai avuto una madre che ti ha abbandonato, l’imprinting su cui attrai un legame è l’abbandono. Questo va coscientizzato, per portare la complicità sui piani di coscienza.
Infatti non si possono guarire gli imprinting, perché la nostra mente è un computer che non sa cancellare. Rispetto all’esistenza degli imprinting c’è da dire che non si possono guarire gli imprinting, perché la mente è un computer che non sa cancellare.
Quello che abbiamo ricevuto l’abbiamo in memoria, ma POSSIAMO CREARE NUOVE MEMORIE.
Il compito della coppia è creare NUOVE MODALITA’ DI RAPPORTO attraverso una NUOVA RELAZIONE.

Chi diventa persona?

C’è la libido infantile, che ha sue tappe evolutive dal punto di vista fisiologico. Dalla fase del parto, alla fase orale, anale, etc.
Se la libido infantile non è evoluta, si può essere fermi alla fase orale, e quindi ti poni nella coppia come il bambino che cerca il latte. Se c’è la fase edipica non risolta, il rapporto è sempre a tre. La fase genitale non risolta imbriglia in una energia di comunicazione che è solo sessualità (quella che la società ci propone nei film).
C’è da capire che l’amore è innanzitutto uno stato di coscienza, è un’energia che vien dall’alto. Quando passa dalla testa si esprime come affetto, quando passa dal cuore diventa modalità di progetto. Quando arriva agli organi genitali diventa sessualità.

Il SINGLE come fa questo esercizio di comunicazione?

Il single è la persona che prima di tutto armonizza lo sviluppo della sua libido interna . Cerca come è fatta la sua struttura di persona. Impara a contenere le sue zone d’ombra , imparando a sviluppare le sue parti superiori, i suoi talenti.
A questo punto ognuno di noi che ha realizzato questa operazione è già sposato, perché ha già trovato dentro di sé tutto ciò che gli serve.

E nella COPPIA ?

Quando abbiamo saputo , dentro di noi, liberarci dei legami genitoriali, armonizzare il maschile e il femminile, razionalità ed emozioni, abbiamo trovato un IO , UNA SINTESI .
Allora troviamo un/a compagno/a NON SOLO PER LA LEGGE DELL’ATTRAZIONE. Richiamiamo a noi una persona al pari di noi, e cerchiamo di costruire una COMUNICAZIONE A LIVELLO DI IO COSCIENTE.
Su questo piano si genera comunicazione in cui, quando capita un’ombra, la coppia la riconosce come passaggio della vita che serve per la propria evoluzione
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Giuliano Guerra
Medico, Psicoterapeuta, Specialista in psichiatria e psicologia spirituale
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domenica 13 settembre 2009

La Famiglia italiana di ieri: uno sguardo alle radici collettive

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Traccia della relazione del Convegno
Sabato 31 ottobre 2009 - ore 09.45 - Serena Melloni
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SOMMARIO
Riflessioni economico-culturali sui principali modelli di famiglia del nostro passato prossimo: la legittimità, il gioco dei ruoli, le regole sociali e giuridiche che hanno plasmato le dinamiche familiari dei secoli scorsi.

La storia offre un grande serbatoio di ricerca che si rivela molto utile per chi vuole portare maggiore armonia nella vita quotidiana: conoscere meglio le regole che hanno plasmato i rapporti familiari del passato ci permette infatti di individuare quei meccanismi nascosti e potenti che, a nostra insaputa, prendono facilmente il comando della mente, influenzando azioni ed emozioni. Nasce così la possibilità di operare delle scelte più consapevoli: alcuni valori si riveleranno preziosi e imprescindibili, altri ci appariranno come un peso e una costrizione. L'invito è quello di fare una cernita, di decidere deliberatamente cosa tenere e cosa buttare via, cosa trasformare a nostro uso.

E' molto interessante ad esempio osservare le motivazioni che portano al matrimonio. In passato sappiamo bene che la componente strategica (economico-sociale) era predominante, e che l'amore era perlopiù relegato ai romanzi, ai rapporti extraconiugali e ai sogni delle fanciulle benestanti. Oggi il fatto di sposarsi per amore è altamente riconosciuto e approvato a livello sociale. Tuttavia la spinta al matrimonio perchè "così fan tutti" è molto forte. E il rischio è quello di vendere la propria onestà e chiarezza interiore in cambio della normalità.

Ci si sposa per amore e poi tutto cambia. Com'è possibile? Lui non era così pantofolaio e possessivo, io non ero così nevrotica e insoddisfatta... la mente tende a scivolare nei modelli nascosti e, mentre a vent'anni era chiarissimo che avrei fatto a modo mio, quando mi sposo tendo a ricadere nel "pacchetto matrimonio" come in un vestito già pronto che non mi accorgo neppure di avere addosso, fino a quando non diventa troppo stretto. Bisogna invece stare all'erta. Rinnovarsi ogni giorno. Non è più possibile comperare pacchetti precostituiti, perchè questi comprimono l'individuo e il suo fiorire: procurano troppa sofferenza.

Il fatto è che l'inconscio collettivo è molto lento. Sul piano scientifico, ad esempio, siamo tutti perlopiù legati ad una visuale newtoniana dello spazio-tempo, come se Einstein e il successivo secolo di fisica quantistica non fossero esistiti. Sul piano storico non abbiamo idea di tutto il fermento, dei secoli di lotte individuali e collettive, di guerre casalinghe e mondiali, che hanno portato la famiglia dove si trova oggi: intrappolata nel bozzolo come un bruco, tra morte e rinascita. Cosa abbandonare? Cosa portare nel nuovo mondo quotidiano? Questi interrogativi vanno posti ad ogni individuo, e le risposte risiedano in ognuno di noi.

Serena Melloni
Dottoressa in Storia Moderna, Operatore Olistico

Quanto è piacevole portare la nostra attenzione sulla famiglia, sulle relazioni d'amore, sulle relazioni familiari?

Percorso di Preparazione al Convegno Doc_6


Famiglia è calore.

Essere a casa nostra, con le persone della nostra famiglia, accanto al fuoco.
E’ una percezione che ci scalda il cuore e ci dà senso di benessere, di protezione. La famiglia del giorno di Natale, dei momenti di festa, di vicinanza affettiva. Quando in primo piano c’è lo star bene insieme. Con cibi buoni. Lontani dagli impegni di lavoro, dai mille adempimenti quotidiani.

Famiglia è tante cose da fare.

Poi torna la quotidianità. Corriamo, ci ‘sbattiamo’. Siamo esperti giocolieri del mettere insieme il lavoro che ci procura entrate economiche, le faccende e l’organizzazione della vita in casa, la spesa e la preparazione dei pasti, l’accudimento di genitori non più autosufficienti, di figli, di animali domestici, il giardino, la salute, lo svago, la vita culturale e sociale, le relazioni di amicizia, la nostra vita interiore…Abbiamo tutti da fare, fare, incessantemente. E vita in famiglia diventa a volte soprattutto lavoro, lavoro…
L’incipit del convegno con Serena Melloni, dottoressa in storia moderna ed operatore olistico, ci porterà alle nostre radici collettive. Ci farà cercare nelle regole dei rapporti familiari del passato, per scoprire che possiamo ‘fare una cernita…decidere deliberatamente cosa buttare via, cosa trasformare a nostro uso’. ‘Alcuni valori si riveleranno preziosi…altri ci appariranno come un peso e una costrizione’.
Guidati da lei, saremo aiutati a fare una verifica costruttiva sul ‘pacchetto matrimonio’ che abbiamo inconsapevolmente acquisito, sia che siamo sposati, sia che non lo siamo.

Che sensazione si risveglia adesso in noi pensando alla famiglia, alla coppia, ai genitori, ai figli?

Cinquant’anni fa i ‘libri di lettura’ delle elementari vertevano sull’elogio della famiglia ‘nido d’amore’. ‘La mamma è l’angelo della casa’ ricordo di aver trovato scritto e di aver dovuto leggere ad alta voce scandendo con espressione (c’era il voto di lettura in agguato). E’ ancora lì il gigantesco punto di domanda che mi si è formato dentro. Mia madre era sempre stanca, e, legittimamente, non ce l’ho con lei, quando non ne poteva più della casa e di noi, urlava e ci picchiava. Oppure ci chiedeva di ‘aiutare’ nelle faccende domestiche, facendoci pesare (e come avrebbe potuto non farlo?) la fatica ad allevare da sola cinque figli. Ero certa che gli angeli fossero un po’ più leggiadri.
Un segnale dei miei passaggi di trasformazione interiore è stato ritrovare il gusto di stare con le mani nell’acqua e la schiuma, lavando i piatti. L’obbligo di farlo ‘quando toccava a me’ l’aveva in passato reso un incubo. Adesso i figli che abbiamo sono di meno. Ma abbiamo anche un lavoro, e lo stress a cui siamo sottoposti è ancora di più. I bambini hanno altri stress. Ma da dove arriva quel loro essere ‘sempre stanchi’ quando chiediamo loro di fare un lavoro domestico? E pronti a scattare, e c’è da essere felici quando è ancora così, quando possono giocare?
Non è raro che scorra pesantezza in quello che dobbiamo fare in casa, e che i ragazzi abbiano il rifiuto per quello che hanno da fare per ‘dovere’. Molta tensione nella relazione di coppia si catalizza intorno alla suddivisione delle incombenze, o al mancato apprezzamento di quello che si fa anche per gli altri in famiglia. E l’amore che ci aspettavamo e che eravamo certi di far scorrere nella nostra famiglia, dove finisce?

Cos’è la famiglia per noi?

Il posto dove non ne possiamo più di tornare per trovarci finalmente in uno spazio protetto, o l’ambito che pensiamo felicemente che domani, lunedì, lasceremo per almeno un bel po’ di ore, perché, per fortuna, si va a lavorare? Com’è il nostro rientro a casa, dove viviamo come single, o con un compagno, con figli, con genitori? Anche una casa in cui viviamo da soli è impregnata di quello che abbiamo interiorizzato come ‘pacchetto coppia-genitori-figli-famiglia’!
Perché non dura a lungo il senso di appagamento del ‘FARE INSIEME’ che sperimentiamo all’inizio di una convivenza? Quella allegria compartecipata che riusciamo a volte a riprodurre in momenti magici di serena collaborazione…Perché è quasi più facile godere del ‘fare insieme’ con persone che non sono della famiglia? Come esperienze di ‘famiglia allargata’, in cui si condividono la preparazione di pasti, di svago o studio, con amici, o con persone con cui abbiamo in comune principi o progetti, possono aiutare a ritrovare slancio di una piacevole vicinanza, di allegria? Servono momenti in cui ricordiamo che ‘non siamo in guerra tra di noi’. Che siamo come siamo, e non è certo quello che ci saremmo aspettati, ma che ugualmente ‘va tutto bene così com’è’!
Come arrivare a condividere le incombenze con amore, anziché per costrizione, o senso di colpa?
E che sensazione ci dà la protezione che comunque troviamo, lì in famiglia, tra persone con cui abbiamo per tanto tempo condiviso ciò che per noi è ‘CASA’?
Un contenimento rassicurante, per fortuna. Perché però può anche capitare che ci sentiamo allo stesso tempo un po’ soffocare? Forse nel ‘pacchetto matrimonio e famiglia’ non era contemplata la libertà di essere pienamente se stessi?

La possibilità di fare un salto

Nella logica di integrazione e/e ( vedi Doc_5 ), c’è uno spazio di mezzo tra le due polarità estreme.
Da una parte il sentirsi protetti nella relazione di coppia, o cercati ed utili nelle relazioni con i genitori ed i figli, che limita la piena espressione di noi stessi. Dall’altra la libertà da vincoli familiari, che lascia con un senso di non appartenenza, e che comunque non evita la sterilità creativa.
Come essere in famiglia, in coppia, o persone in relazione con se stesse, senza chiudersi in un bozzolo di autolimitazione?
Possiamo fare un salto di percezione, facendo scivolare via dalla nostra coscienza l’identificazione tra il senso della relazione/legame di appartenenza a qualcuno, e il vincolo di totalità esclusiva. E’ il nucleo atavico, ed infantile, dell’amore esclusivo, che chiede il sacrificio di se stessi.
Come avremo modo di vedere con la seconda relazione del convegno con il dr. Giuliano Guerra, medico, psichiatra e psicoterapeuta, siamo ora tutti in uno spazio in cui possiamo scegliere come proiettarci nelle relazioni d’amore, nelle relazioni familiari. Ne parleremo nel prossimo documento.
Per ora guardiamo avanti, nella prospettiva di POTERCI APRIRE AD UN SENSO DI RELAZIONE E DI FAMIGLIA che, anziché chiuderci nella parte peggiore di noi stessi, a pulire, lavare, cucinare, consigliare, incoraggiare, strigliare … e lamentarci o arrabbiarci, ci permette di essere tutto ciò che sentiamo di poter essere. Anche PARTE DI UNA FAMIGLIA UMANA CHE STA RIORIENTANDO IL SENSO DELLA PROPRIA ESISTENZA E DI COSA SIA VIVERE UNA RELAZIONE D’AMORE.
Siamo nella stessa barca: se remiamo insieme andiamo avanti con meno fatica e più leggerezza. Siamo liberi di vivere l’appartenenza anche a contesti più ampi.

D.ssa Chiara Sozzi
Terapeuta delle Relazioni Familiari


In cosa ti ritrovi? In cosa stai sperimentando qualcosa di diverso?
Regala la tua esperienza alla community del blog! Bastano anche solo una sensazione od un pensiero di poche righe per creare il tuo senso di apertura ed appartenenza…
Inserisci qui, a seguire, nel Documento 6 inserito nel blog, il tuo
commento…

venerdì 4 settembre 2009

Essere come piace a me, essere come piace a te. Cos'è l'amore?

Percorso di Preparazione al Convegno Doc_5


Dall’immagine iniziale delle energie maschile e femminile separate e totalmente distinte del documento 4, ora passiamo alla visione del loro incontro e della danza. Le energie simbolicamente si sposano. Chi ha realmente percepito nella ricerca interiore la realtà di queste energie, vi potrebbe dire che le cose stanno esattamente così. I nostri due lati stanno staticamente separati, arroccati su posizioni diverse (come nel Doc.4), oppure, come per magia, a volte si risvegliano alla possibilità di avvicinarsi, interagire, fondersi nella musicalità della vita che scorre. Quando accade è stupendo, ci si sente veramente bene!

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Come diventare consapevoli e registi della performance dei due lati di noi stessi ?

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Il primo passo è avere presente cosa accade in noi nelle relazioni d’amore. Che posizioni reciproche assumiamo nella relazione di coppia, o in quella tra figli e genitori, tra genitori e figli ? O anche nell’amicizia o nelle collaborazioni di lavoro … Solitamente le unioni nascono da un innamoramento. Con un nuovo partner, un nuovo figlio, una nuova amicizia od incontro sentiamo inizialmente sintonia e fusività: troviamo di avere tutto in comune, in un ‘tu e io siamo uguali, SIAMO UNA COSA SOLA’. Non abbiamo aspettative dall’altro, anzi sentiamo l’impulso spontaneo di compiacerlo, facendo ciò che gli fa piacere. Nel film di Woody Allen, il personaggio Zelig entra totalmente nella personalità dell’altro, fino ad assumerne istantaneamente le sembianze fisiche (si fa pure crescere la barba da rabbino!) Questa fase ha una durata variabile, e poi subentrano disillusioni, che lentamente o improvvisamente ci risvegliano a vedere le DIFFERENZE TRA ME E TE (in effetti le aspettative c’erano e come, erano solo messe in secondo piano). Ci accorgiamo che avevamo cancellato noi stessi in quel sogno di unione simbiotica. Decidiamo di riprendere i nostri spazi, i nostri gusti, la nostra vita, in una contrapposizione adolescenziale, che ci guida a differenziarci.

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Da qui in poi ogni posizione estrema, come ad esempio l’accondiscendenza totale, genera il boomerang di una reazione opposta successiva in noi, in cui pretendiamo la stessa cosa dall’altro. Viviamo in una alternanza schizofrenica che confonde coloro che amiamo. Che ci confonde, nelle persone che ci amano. Mi adora, no mi odia ! Nasce la sfiducia, la distanza. L’indifferenza ad atteggiamenti benevoli. ‘Tanto poi…’.

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E’ naturale e sano, ripercorre nell’amore le tappe di nascita e crescita di ogni cosa. Ma c’è un intoppo. Per assunto comune, quando entriamo nelle nostre differenze…PERDIAMO L’AMORE. Se diventiamo diversi siamo SEPARATI, scompare il sentimento di vicinanza-unione. Se non la penso come te, se non ho gli stessi gusti, significa che uno dei due ha ragione, e l’altro ha torto. Se uno dei due va bene com’è, l’altro non può esserlo altrettanto. E’ di nuovo lo schema o/o del principio maschile polarizzato (che ha portato alle estreme conseguenze i suoi modelli di comportamento in contrapposizione a quelli del femminile).

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E allora come si fa a vivere insieme armonicamente? Come si può volteggiare insieme intorno ad uno stesso centro, se abbiamo due corpi mossi da due diversi cuori, intenti, menti differenziate? Qual'è la conseguenza se siamo convinti che seguire quello che sento io, esclude che io possa fare, insieme a te, quello che senti tu? E se faremo cose diverse, nel rispetto reciproco, cosa resterà in comune? C’è ancora qualcosa che ci farà sentire uniti?

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L’assunto comune di base ‘LE DIFFERENZE SEPARANO’ genera la convinzione che per preservare la propria integrità c’è bisogno di lottare, contrapporsi, scontrarsi, e…farsi del male. Da qui l’unica opportunità di tenere in vita un amore è adeguarsi sempre, senza libertà, vitalità, potere personale, in modo da non guastare la sintonia. Siamo così convinti che questa sia la regola, che veramente percepiamo la relazione d’amore come obbligo a soffocare i nostri impulsi, pur di evitare il conflitto, oppure come palestra di guerra…Subisco o impongo? Sto in contatto con me stesso o rendo le mie sensazioni, sentimenti, emozioni delle veline trasparenti, che non si possono nemmeno percepire? Non so cosa mi piace, cosa voglio, perché se lo sapessi, dovrei costantemente litigare su tutto! E’ questa la posizione estrema messa in scena, al contrario di prima, da Zelig. E’ la realtà parossistica in cui sentiamo di doverci sempre contrapporre, per essere certi di preservare noi stessi. VOGLIO QUELLO CHE…TU NON VUOI !

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Lo schema della danza dei due lati di noi fa scaturire il modello di un e/e, reso possibile dalla semplice chiave della dimensione temporale. Non si possono fare contemporaneamente due cose diverse, è certo, ma si può farle entrambe, prima l’una , poi l’altra! Andiamo insieme a vedere il film che mi interessa e quello che interessa a te. Prima uno, poi l’altro. Un passo avanti/poi un passo indietro. Uno spostamento a destra/poi uno a sinistra. E/e, prima/poi è la regola dei lati di noi che danzano integrati. E’ una magia a cui non si pensa mai . Cosa rende ciechi ad una soluzione così semplice? La CONVINZIONE CHE NON SI PUO ’ trovare una soluzione che permetta di rendere felici e mantenere integri entrambi. ‘Vediamo solo le cose che pensiamo che esistano’ viene affermato nel Codice da Vinci. E tutti condividiamo la convinzione, contenuta nella matrice di pensiero umana, che non può esserci amore se siamo diversi. Molte vie di crescita spirituale delle antiche tradizioni, e, vicina nel tempo, quella dei nativi nord americani, (oltre che, sembra, di civiltà evolute extra planetarie) indicano di andare a scovare LA BUONA VIA DI MEZZO del pensiero maschile/femminile in un rapporto di equilibrio, che integra le differenze nel quadro più ampio che le diversità portano a vedere. La differenza amplia la visione. E compaiono sulla scena le emozioni tranquille ed equilibrate di una realtà che ha sciolto il senso del DRAMMA EMOZIONALE , proprio di una visione precedente di opposti in conflitto. E’ L’UNITA’ RAGGIUNTA CON L’INTEGRAZIONE, evoluta dall’infanzia dell’unione simbiotica indifferenziata.

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Il nostro scenario familiare quotidiano ci mostra spesso performance di ostilità manifesta o nascosta. In quante delle nostre famiglie prevale un senso di leggerezza, allegria DI TUTTI? Non ‘vale’ ovviamente l’allegria isolata di uno o dell’altro componente della famiglia, nell’indifferenza schizofrenica nei confronti della serietà o tristezza degli altri. Ciò che possiamo ‘vedere’ è la possibilità, di amare con un CUORE CHE HA SCIOLTO LA DISTRUTTIVITA’. Un cuore che impara a vedere l’illusorietà del senso di perdita dell’unione e dell’appartenenza. Il cuore liberato dalle convinzioni del maschie e del femminile polarizzati (separati) dissolve gradualmente la CONVINZIONE CHE SIA IMPOSSIBILE ESSERE FELICI INSIEME, perché prima o poi ci si fa del male e si distrugge la felicità dell’altro. Lo fa vincendo la sfida titanica di non credere più che accada, quando sembra che .. stia ‘veramente’ accadendo! Quel cuore scopre la compassione tenera che accoglie i limiti e le difficoltà propri, e anche quelli dell’altro. Quando il maschile e il femminile si avvicinano e danzano, si apre davanti agli occhi la percezione, strana all’inizio, che L’AMORE C’E’ IN ABBONDANZA E PER TUTTI. Come la libertà, come il potere personale per vivere la propria vita pienamente. L’amore della ‘via di mezzo’ negli atteggiamenti e nei sentimenti dà vita, perché ha il MODELLO DELL’UNITA’ NELL’INTEGRAZIONE DEL DIVERSO…e l’intelligenza di capire come mettere insieme quello che piace a me, con quello che piace a te!

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D.ssa Chiara Sozzi

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Terapeuta delle Relazioni Familiari



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Domande e richieste degli iscritti al Convegno

Quest’area è stata predisposta per domande e richieste da parte degli iscritti. Attraverso i commenti a questo post potrete porre i vostri quesiti, che saranno visibili a tutti i navigatori come un vademecum.

Oltre alle domande, inserite come commento a questo post, gli iscritti potranno, se lo desiderano:
  1. Pubblicare un commento all’arcano ricevuto, inviando un commento al post Doc_1 o Doc_2 Ognuno, se lo desidera, si presenta, comunicando come l’arcano ricevuto rispecchia il momento personale che sta vivendo rispetto alla famiglia.
  2. Entrare a comunicare, attraverso i commenti, sui documenti della Preparazione al Convegno, sempre in maniera personale esprimendo ciò che si sente
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  3. Commentare le comunicazioni dei partecipanti che sentiamo in risonanza, sempre nei documenti di Preparazione al Convegno
    Doc_1 Doc_2 Doc_3 Doc_4 Doc_5 Doc_6

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Siete già bravissimi, in tanti hanno già perfettamente imparato ad utilizzare il blog, aspettiamo i nuovi iscritti che stanno arrivando numerosi!

Carla G. Colotti – Organizzazione, Progettazione blog e Tutor

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Organizzazione/nove/Carla G. Colotti

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Interventi dei Relatori e Team del Convegno

Quest’area è stata predisposta per i relatori e per tutte le persone del Team di Preparazione al Convegno.

Nello spazio a loro dedicato i Relatori/Team potranno, se lo desiderano:

  1. Pubblicare un commento all’arcano ricevuto, inviando un commento al post Un convegno sotto il segno delle Stelle. Lì è previsto che arrivino i commenti di tutto lo staff del Convegno. Ognuno, se lo desidera, si presenta, comunicando come l’arcano ricevuto rispecchia il momento personale che sta vivendo rispetto alla famiglia, e quindi l’apporto personale che dà al Convegno, al di là dell’argomento che tratterà nella relazione;
  2. Entrare a comunicare, attraverso i commenti, sui documenti della Preparazione al Convegno, sempre in maniera personale esprimendo ciò che si sente Doc_1 Doc_2 Doc_3 Doc_4 Doc_5 Doc_6
  3. Commentare le comunicazioni dei partecipanti che sentiamo in risonanza, sempre nei documenti di Preparazione al Convegno Doc_1 Doc_2 Doc_3 Doc_4 Doc_5 Doc_6
  4. Preparare un estratto della propria conferenza e pubblicarlo come post; per facilitarvi in questo compito vi aiuterà l’organizzazione…voi dovrete semplicemente inviare via e-mail lo scritto che avete preparato ed il titolo che volete dare al Post, al resto ci pensiamo noi

Per qualsiasi problema tecnico riguardante l’accesso al blog o la pubblicazione dei commenti potete inviare una e-mail all’indirizzo info@ilmelangolo.org, vi aiuterò nella risoluzione dei problemi pratici.

Forza, ora tocca voi, aspettiamo i vostri commenti!

Carla G. Colotti – Organizzazione, Progettazione blog e Tutor

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