L'esperienza di come creare una condivisione di intenti che unisce profondamente in un senso di appartenenza
L’ELABORAZIONE DEL CONVEGNO
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In fase di progettazione si pensava che i due mesi successivi al convegno sarebbero stati dedicati ad elaborare i contenuti teorici emersi. Avremmo ripreso gli interventi, espandendone i passaggi, commentando, chiedendo eventuali chiarificazioni ai relatori. La comunicazione attraverso il blog ha portato invece in una direzione emozionale ed affettiva. Introdurre spunti di riflessione teorica avrebbe spezzato il flusso di onde emozionali, mosse a volte dalla singola comunicazione di un partecipante, a volte da sinergiche risonanze. C’è un’onda lunga di condivisione. La risonanza dell’esperienza sta andando in profondità, dove sembra a tratti riposare, per poi riconsegnare, ognuno con i propri tempi, un’elaborazione del proprio vissuto. Si è creato un tacito accordo di restare nello stesso spazio di attenzione in cui eravamo sospesi durante il convegno, e di comunicare su quel piano: il contatto con la nostra esperienza sincera di relazione, di amore, di famiglia.
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Dal percorso del Convegno famiglia Oggi, radici e ali è emersa percepibilmente la RICCHEZZA DI UNA COMUNICAZIONE SINCERA DI PERSONE COMUNI, CHE VIVONO UNA NORMALE VITA DI FAMIGLIA, COME TUTTI SIAMO.
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Sembra che l’elaborazione più forte sia: è prezioso non chiudersi in una realtà a senso unico, mononucleare, in cui la relazione tra me e te, genitore, compagna /o , figlia /o si esaurisce nel gestire separazioni, tensioni che non siamo noi a creare. Il problema nasce per tutti dalla percezione di famiglia come di una realtà chiusa nella gabbia di interazioni superficiali, giocate solo in orizzontale, in cui siamo privati dei valori ideali profondi /elevati, che portiamo in noi. Una percezione impoverita di famiglia ci riduce alla stessa triste realtà dei polli che chiudiamo negli allevamenti. In realtà sappiamo di essere aquile, e di poter spaziare in orizzonti estesi, salendo a vedere la vita da altezze da brivido. La relazione a due genitori / figli, partner in coppia, può vibrare nella vastità di panorami sconfinati, o soffocare nella gabbia di rapporti automatici di un nucleo familiare asfittico. Se percorriamo la risonanza del succo di tutti gli interventi che abbiamo fatto scorrere nei due giorni, SENTIAMO CHE PER STARE BENE NELLA NOSTRA FAMIGLIA C’E’ UN DI PIU’ A CUI ABBIAMO BISOGNO DI RICOLLEGARCI.
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ABBIAMO MESSO IN SCENA QUEL DI PIU’ CHE FA LA DIFFERENZA CON DIVERSI NOMI, SCENARI, CONTENUTI. Il messaggio sotteso era in effetti che non importa proprio come ognuno di noi senta di chiamarlo, o come, dove, pensa di trovarlo. Nell’apertura del convegno avevamo lanciato la proposta di CREARE UN CONSENSO CONDIVISO SU CIO’ CHE DESIDERIAMO SIA PER NOI LA FAMIGLIA. Comunque sarebbe stato qualcosa di prezioso come l’oro. E lo avremmo raggiunto cercandolo insieme. Fin qui sembra che l’abbiamo trovato nel tessere una REALTA’ PIU’ ESTESA, CHE IN MOLTI, da luglio ad adesso, ABBIAMO CHIAMATO AMORE, e sulla quale ci siamo ampiamente detti cosa intendiamo.
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MUOVERSI IN VERTICALE VERSO L’ALTO O IN PROFONDITA’ DENTRO DI NOI, ( il proprio Centro, la Coscienza superiore, Dio, valori archetipici o etici, etc.) O IN ORIZZONTALE ( un nucleo più grande di progettualità condivisa, che non resta chiuso nell’attaccamento morboso del rapporto ‘me e te’ ) NON SONO DIREZIONI DIVERSE: una implica l’altra e la attiva di conseguenza. E la realtà più espansa che raggiungiamo modifica il nostro vissuto di realtà circoscritta di famiglia. Nella visione che stiamo creando insieme, la nostra famiglia è come un frattale in un tutt’uno olografico: in ogni parte risuona tutto quello che c’è nel tutto complessivo. Se raggiungiamo la realtà di una FAMIGLIA ESPANSA CHE C’E’ DENTRO E FUORI DI NOI, allarghiamo l’orizzonte di quello che siamo nella nostra stessa famiglia.
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Se ci mettiamo in ascolto dei fili delle nostre vite che abbiamo avvicinato nei tre mesi di preparazione al convegno attraverso la comunicazione del blog, nei due giorni di convegno, e in questo mese dopo il convegno, possiamo percepire un’aggregazione translucida di immagini interiori, sensazioni, suoni, emozioni che fa di noi un tutt’uno dinamico, come nell’immagine all’inizio dell’articolo. Questo NOI IN MOVIMENTO è lì e c’è, anche quando non prestiamo attenzione. E’ una riserva di energia a cui possiamo attingere , immettendone altra, quando sentiamo di farlo.
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UN LABORATORIO PER ‘FARE FAMIGLIA’
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QUANDO CI COLLEGHIEMO ALL’ASCOLTO DELLA NOSTRA AUTENTICITA’ E DECIDIAMO DI CONDIVIDERLA, SI CREA UNO SPAZIO DI COMUNICAZIONE CHE HA VITA PROPRIA E UNA PROPRIA ANIMA. Vibra sulle note dell’autenticità, del coraggio, del rispetto, della creatività, dell’amore. E’ UNA COMMUNITY, in cui si entra ed esce ricevendo ed immettendo comunicazione, senza vincoli, dando fiducia al fluire del desiderio di esserci e di ‘cucinare’ qualcosa di buono che rimodelli la famiglia ( come nel sogno condiviso da Partecipazione/undici/1).
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E’ UN MODELLO DI PARTECIPAZIONE CIRCOLARE, che al centro ha un nucleo di consapevolezza su ciò che ha fatto male alla famiglia e l’ha svuotata. L’esperienza di persone che hanno camminato a lungo ‘in tutti i tipi di mocassini’ per dirla come i nativi lakota, e conoscono le fatiche, le tristezze, le delusioni, le ferite proprie ed altrui dell’esperienza di famiglia a tutti i livelli. Ed hanno sciolto l’illusione dell’irrimediabilità, traendone il coraggio di capire, credere ed amare.
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Abbiamo bisogno di imparare a entrare in contatto con questo spazio dentro di noi in cui vibriamo sulla verità dei nostri sogni e sul riconoscimento della loro preziosità. Abbiamo bisogno di aprirci a farlo diventare comunicazione rispettosa con chi c’è intorno a noi, e azioni nuove, che creano collaborazione. La collaborazione ci potenzia.
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L’elaborazione personale dell’esperienza del convegno di Marina Traversi ( Intervento al convegno: ‘ Alle radici delle storie d’amore … la vita ’ ) è stata : ‘Parlando al convegno, in mezzo a quelle persone, ho sentito che non avevo più bisogno di tenere chiuso in me quello in cui normalmente non ci siamo sentiti riconosciuti. Ho potuto condividere con gli altri la percezione dell’amore che c’è in me. Mentre raccontavo la mia sofferenza, la mia condizione di isolamento si scioglieva, perché SENTIVO L’AMORE DELLE PERSONE CHE ASCOLTAVANO. L’amore è passato e ci ha fatto vibrare insieme. Ci ha fatto elevare. STAVAMO INSIEME CERCANDO UNA VIA. Mi sono sentita amata da ciascuna persona che era lì presente. E HO VISTO LA POSSIBILITA’ DI SENTIRMI IN UNA FAMIGLIA ALLARGATA IN CUI ERO RICONOSCIUTA IN CIO’ CHE SONO. E se l’amore ha potuto esprimersi in uno spazio temporale così piccolo di mezz’ora, con persone che non mi avevano mai visto, abbiamo creato una possibilità: l’amore può non avere più limiti’.
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Il Percorso del Convegno è stato un LABORATORIO in cui abbiamo incominciato a CREARE INSIEME LA FAMIGLIA CHE DESIDERIAMO, nel modo in cui la desideriamo. Siamo lontani dalla perfezione, ma abbiamo incominciato a riconoscere LE MODALITA’ E GLI STRUMENTI.
RITUALE DI CONCLUSIONE DEL PERCORSO DEL CONVEGNO
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Dopo aver condiviso le emozioni, e le immagini pregnanti dell’esperienza del Convegno, potremmo passare al terzo ed ultimo passaggio, che può costituire anche il RITUALE DI CONCLUSIONE del Convegno: LA COMUNICAZIONE DELLA SPINTA IN AVANTI/IN ALTO che ha dato il convegno ad ognuno di noi. E quindi a tutti noi insieme. C’è un granello di oro, adesso, nella nostra vita di famiglia, che incominciamo ad individuare dopo essere tornati nella normalità quotidiana: quello che è rimasto dentro come spinta a cambiare qualcosa.
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Il rituale di chiusura è un invito è a parlare a turno, anche più di una volta (abbiamo tutto il mese ed anche l’inizio del prossimo...) , lasciandoci il tempo di riflettere, ascoltare, individuare l’apertura che si sta creando in noi, sulla spinta di questo percorso.
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COMUNICHIAMO IN CERCHIO, CON IL TALKING STIK. E’ una forma di comunicazione appresa dai nativi lakota. Ci si siede in cerchio, ad indicare che ognuno ha la stessa importanza di tutti gli altri. Meglio se siamo seduti sulla terra, a contatto con la Madre di tutte le cose. Chi guida il cerchio ha portato un bastoncino, carico di energia. Lo passa alla prima persona che siede alla sua sinistra. La persona lo prende con rispetto tra le mani. Nel bastoncino c’è la piena attenzione di tutti quelli che sono seduti insieme. Gli conferisce l’autorevolezza di essere ascoltato con profondo rispetto di ciò che esce dal suo cuore, della verità che sente in sé in quel momento. Chi regge il bastoncino tra le mani assume l’impegno sacro di pronunciare solo parole che portino la verità che c‘è nel suo cuore, o piuttosto tacere.
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Da qui in poi visualizziamo ognuno dei partecipanti che a turno prende in mano il bastoncino per onorare la verità di ciò che ha sperimentato. Forse non tutti troveranno le parole, o il coraggio di condividerle. Ma ognuno terrà tra le mani per un attimo il bastoncino della parola, e sarà onorato anche nel silenzio della sua verità.
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C’è una consapevolezza, un desiderio che ha preso forza in me con il percorso sulla famiglia?
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Di cosa sento il bisogno adesso per rivitalizzare la mia famiglia?
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A chi sento di allargare il senso di appartenenza a essere famiglia, ora?
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Come mi sta facendo viaggiare, cambiando la mia percezione di me in famiglia, lo specchio dell’Arcano con cui sono entrato/a in Famiglia Oggi?
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Rispondiamo alla domanda che ci risuona ….. Un saluto dal cuore a ognuno di noi, e grazie per il cammino che abbiamo condiviso. Quando sarà conclusa l’elaborazione del percorso del Convegno ci ritroveremo nei progetti che stanno scaturendo da questa esperienza comune.
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Ci sono tre direzioni fondamentali, che verranno via, via, presentate nei tre spazi a seguire:
D.ssa Chiara Sozzi
Esperta di Relazioni Familiari
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