Come le viviamo dentro di noi, uomini e donne, .
NELLE RELAZIONI FAMILIARI
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Percorso di Preparazione al convegno Doc_4
Dall’esperienza della Community del blog:
Facendo il GIOCO DI ABBINARE per sincronismo ogni nuovo iscritto alla carta che corrisponde nella sequenza degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, abbiamo capitalizzato le esperienze di un imperatore donna, un papa donna, una imperatrice donna e una imperatrice uomo. Nei
commenti.al.Doc.1 e nei
commenti.al.Doc.2 troviamo alcune loro reazioni e riflessioni. Come ci si sente, come donna, nei ‘panni’ di un imperatore, o di un papa? Come reagisce un uomo invitato ad entrare nelle sembianze di una imperatrice? E ancora …che impatto emotivo riceve una donna all’invito a percepirsi con la valenza dell’archetipo della imperatrice, che ha la padronanza di risvegliare tutta la vita intorno, quindi anche dentro di sé?
Riflessioni
CHE FEMMINILE ABBIAMO VISSUTO IN NOI?
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LA DONNA totalmente dedicata alle persone della famiglia, capace di sopperire ai bisogni di ognuno, nel modo più perfetto possibile. Nel ruolo di chi vuole esserci, sempre, per potersi ritenere ‘a posto’. Cosa è mai una donna, figlia, madre, moglie, amante, se non colei che soddisfa le richieste pratiche ed affettive di tutti?
E come vive UN UOMO l’energia femminile dentro di sé? Come esprime la sensibilità, la capacità di esserci nella relazione se non in uno sforzo titanico di un SONO COME TU MI VUOI? Anche lui perfetto figlio, marito, padre, od amante, che VIVE DI RIFLESSO, come luna col suo sole?
CHE MASCHILE ABBIAMO SPERIMENTATO IN NOI, come donne e come uomini?.
La capacità di tenere sotto controllo. Gestire tutto, comprese le emozioni. L’imperatore che governa in modo assoluto su tutti i territori. Protegge, somministrando benessere, sicurezza. Mantiene l’integrità, il buon equilibrio personale. E’ l’affidabilità nel raggiungere gli obiettivi di lavoro, in una concentrazione senza distrazioni.
All’estremo opposto il femminile è fragilità, mutevolezza, paura. Una sensibilità pagata con il fuori controllo della rabbia, o del dolore vittimistico. Un’attenzione al mondo interiore, che toglie energie vitali. E rende passivi e dipendenti, nell’attesa di attenzione sentita e di riconoscimento dagli altri. A sua volta il maschile assoluto è egocentrismo personale o di gruppo, strumentalizzazione, indifferenza alle persone, fino alla violenza del potere esercitato su di loro.
Abbiamo vissuto in questo modo finora l’energia femminile e maschile, sia che fossimo donne, o uomini. E…Dove sta l’amore nelle relazioni familiari? Nel femminile, o nel maschile? C’è amore in chi dà priorità al successo ed alla realizzazione dei propri scopi lavorativi, rispetto allo scambio nelle relazioni familiari? Oppure c’è amore quando viviamo solo per e dell’altro, della sua attenzione, approvazione, o, per lo meno, del bisogno che ha di noi? Forse LA RISPOSTA E’ NO, IN ENTRAMBI I CASI. Se non esisto come persona per me stesso e con me stesso, non è amore maturo la mia attenzione all’altro, ma solo un più o meno sano attaccamento/dipendenza. Se so guardare solo a me stesso, a quello che io cerco, sto vivendo un’ottima vita con me stesso, ma non sono in realtà in una relazione di sinergia familiare.
E allora? DOV’E’ L’AMORE? COME POSSIAMO TROVARE UN MASCHILE E UN FEMMINILE SANI? PERCHE’ ABBIAMO FUNZIONATO COSI’ FINORA?
L’immagine iniziale del post mostra la chiave di comprensione. Rappresenta simbolicamente lo stato di polarizzazione dei due lati di noi, i due emisferi cerebrali, che si sono specializzati in funzionamenti specifici semi–indipendenti. Con imprecisione definiamo ora razionale l’emisfero sinistro, emozionale il destro. Di fatto le neuroscienze stanno precisando la complessità delle aree corticali, in cui sono localizzate le diverse funzioni. Qui ci accontentiamo di una spiegazione necessariamente approssimativa. Dallo schema dell’immagine sembra che fin qui abbiamo usufruito di due scelte alternative, entrambe inefficaci ed incomplete. Funzionare solo razionalmente, o solo emozionalmente. In modo solo maschile, o in modo solo femminile. Dedicare se stessi solo alla vita extra familiare, agli obiettivi lavorativi. O mettere come dominante esclusiva la vita familiare, le persone con cui siamo in relazione affettiva. La mente o il cuore? Noi stessi o gli altri? Qualcuno ha assunto una sola delle due modalità. Quasi tutti le viviamo entrambe in modo alterno, a seconda dei contesti.
Ma…quando in una attenzione maschile concentrata su di noi privilegiamo l’efficienza del buon soldato, abbiamo realmente imparato a vivere per noi? O stiamo sacrificando la nostra vita ancor di più della brava moglie–madre–compagna–figlia–amante? E quando ci ascoltiamo dentro, abbandonandoci ad emozioni distruttive, è vita quella che ci diamo? Gli atteggiamenti maschile e femminile in noi erano fuori equilibrio, perché isolati, nell’esclusione l’uno dell’altro.
L’uscita dal dilemma è NELL’INTEGRAZIONE dei due lati. Il maschile e il femminile dentro di noi si possono modulare in un funzionamento compartecipe: sento le mie emozioni, da uno spazio in cui le elaboro, contenendole in modo funzionale. Metto energia negli obiettivi pratici, tenendo costantemente aperta anche la finestra di attenzione alle persone con cui sono in relazione, per godere dell’interscambio comunicativo con loro.
Come specie umana evolviamo i nostri schemi di funzionamento, incrementando le aree di integrazione tra i due emisferi. Stiamo scoprendo come RIPROGRAMMARE I NOSTRI APPROCCI PERSONALI all’impegno pratico ed alla relazione affettiva.
Possiamo dedicarci agli adempimenti, ed allo stesso tempo dare energia ai nostri desideri e a quelli delle persone che amiamo insieme…Vivere: realizzare progetti concreti, comunicare dai sentimenti ed amare,
tutto insieme, mai più o una cosa/o l’altra sia che siamo donne, o che siamo uomini!
Si può fare?
Progettazione del Convegno/Chiara Sozzi /Terapeuta delle Relazioni Familiari
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